Le relazioni di carattere militare tra la Casa
d’Austria-Este e l’Ungheria nel secolo XIX.
 
Alberto Menziani
Deputazione di Storia Patria, Modena
alberto.menziani@gmail.com
 
 
 
La Casa d’Este, da Ferrara prima e da Modena poi, intrattenne secolari rela-
zioni con l’Ungheria, i suoi sovrani e le sue genti, le quali proseguirono anche
con la nuova dinastia austro-estense, che assunse il governo dello Stato di
Modena a seguito della Restaurazione del 1814–1815.
1
Tali rapporti investirono diversi ambiti, fra i quali quello militare.
Sotto questo profilo, si può anzitutto ricordare che l’arciduca Francesco Fer-
dinando Geminiano d’Austria-Este, nato a Modena nel 1819 e Duca di Modena
dal 1846 al 1859 col nome di Francesco V,
2
rivestì per oltre quarant’anni, e cioè
dal 1834 fino alla morte, avvenuta nel 1875, la carica di colonnello proprietario
di un reggimento ungherese, il 32° Fanteria.
La carica di colonnello proprietario di un reggimento (Inhaber), divenuta
all’epoca ormai sostanzialmente onorifica ma comunque assolutamente presti-
giosa, era -come è noto- concessa da Vienna ad illustri personaggi che avevano
acquisito particolari benemerenze nei confronti dell’Impero, o appartenevano
alla dinastia regnante, o comunque con essa intrattenevano particolari legami
familiari o d’altro genere. Il prestigio della carica era anche legato al fatto che il
reggimento veniva ufficialmente indicato non solo col numero progressivo, che
rimaneva fisso, ma anche col nome del proprietario pro tempore
. Così dal 1834 al1875 il 32° Fanteria fu appunto denominatoInfanterie-Regiment nr.32 Erzherzog
Franz Ferdinand d’Este,con l’aggiunta delle paroleHerzog von Modenaa partire
dal 1846. Ancora, nel 1859 il 12° Ulani si chiamavaFerdinand II, König beider Sicilien
, il 52° Fanteria (anch’esso ungherese) Erzherzog Franz Carl , ecc.
Naturalmente i reggimenti austriaci avevano anche un comandante effettivo,
che nel caso dell’Erzherzog Franz Ferdinand d’Este fu dapprima il colon-
nello Anton von Martini, sostituito poi nel 1835 da Ernst von Sisak, al quale
succedette nel 1843 Johann von Castelliz, avvicendato a sua volta nel 1849
da Emanuel von Torri, e così via. Negli ultimi anni di vita di Francesco V il
1
La dinastia austro-estense trasse origine, come è noto, dal matrimonio, celebrato con gran
pompa a Milano il 15 ottobre 1771, tra l’arciduca Ferdinando d’Asburgo-Lorena, figlio cadetto di
Maria Teresa d’Austria, e la principessa Maria Beatrice Ricciarda d’Este, figlia ed erede del Duca
di Modena Ercole III. Il matrimonio diede occasione a grandiosi festeggiamenti, nell’ambito dei
quali il 17 ottobre fu eseguita per la prima volta presso il Teatro Regio Ducale della metropoli
lombarda l’opera Ascanio in Alba, composta per la circostanza da Wolfgang Amadeus Mozart su
libretto di Giuseppe Parini.
 
 
 
La ragione per la quale l’Imperatore d’Austria volle attribuire all’arciduca
Francesco Ferdinando Geminiano la prestigiosa distinzione che abbiamo ricor-
dato va certamente individuata nell’intento di gratificare un prossimo congiun-
to e di onorare uno Stato amico. Non si conosce peraltro, almeno allo stato, il
motivo preciso per il quale per il colonnellato da conferire fu scelto proprio
un reggimento ungherese, e il 32° in particolare. Si può comunque ragione-
volmente supporre che a tale determinazione si sia pervenuti in relazione al
forte radicamento che la Casa austro-estense aveva in Ungheria, alla quale la
famiglia aveva dato un Primate (Carlo Ambrogio d’Austria-Este, arcivescovo di
Esztergom dal 1808 al 1809), e dove gli Austro-Estensi erano titolari di vaste
signorie territoriali. Inoltre nei primi anni ’30 dell’Ottocento le sorti del 32°
reggimento, che aveva allora quale colonnello proprietario il principe Nikolaus
Esterházy, si erano venute ripetutamente ad intrecciare con quelle del Ducato di
Modena. Nei mesi immediatamente successivi alla rivoluzione del 1831, infatti,
un battaglione del 32° fu inviato di presidio nella Capitale ducale, da dove partì il
14 luglio lasciando un favorevole ricordo per “la buona armonia, e la concordia
che hanno regnato fra le Truppe Estensi, e le […] Austriache”, come si legge
nell’ordine del giorno di saluto del Supremo Comando Militare modenese.

L’arciduca Francesco rimase sempre assai legato al suo reggimento unghe-
rese, che negli anni tra il 1834 e il 1858 rimase tra l’altro quasi sempre di guar-
nigione in Italia, partecipando anche, con due battaglioni, alla grande manovra
congiunta austro-estense-parmigiana tenutasi dal 25 al 27 settembre 1843 nelle
vicinanze della fortezza modenese di Brescello.
Al 32° Fanteria talora si ricorse per migliorare la preparazione delle truppe
ducali, come ad esempio nel 1846, quando il sergente Pfiffer e il caporale Illeszy
furono fatti venire a Modena “per l’istruzione ginnastica” dei “sott’ufficiali e
soldati del R. Battaglione di Linea”, ricevendo alla fine una generosa gratifica
per i servizi prestati.
Viceversa nel 1845 fu inviato presso il reggimento a fare
esperienza e a completare la propria formazione militare il diciottenne caporale
cadetto di Linea estense conte Luigi Pongileoni di Correggio, già allievo del
Collegio Militare di San Luca a Milano, buon conoscitore della lingua tedesca
e “giovane […] d’ottima condotta di buon indole e di capacità come pure di
bella presenza e sufficientemente robusta complessione”.

Il Pongileoni arrivò a Verona il 3 maggio 1845, prendendo servizio nel 32° “col distintivo di Caporale
Cadetto di Reggimento inobbligato”. Il nuovo arrivato, presto promosso al
grado di sergente cadetto, corrispose pienamente alle aspettative, tanto che
nell’autunno del 1846 il comandante colonnello Castelliz si esprimeva a suo
riguardo nei termini più lusinghieri. Il Castelliz ne evidenziava in particolare
gli “ulteriori notevoli progressi fatti nell’istruzione” nonché “la morale esem-
Luce che rompa i moltiformi inganni/ Dell’empia frode, che d’Europa ai danni/ Dai lidi infuria
dell’Ircania ai Mauri.// Del tuo gran Genitor l’orma ti addestre:/ A lui davanti riverenti e mute/
Lamagna e Italia si fidar le destre.// Senta l’Abisso ogni sua rabbia doma,/ Veggia la Fede per la tua
virtute/ Fermo lor dritto a’ Regi, il Trono a Roma
(riportato in T. De Volo: 
Francesco V dispose quindi che venissero avviate le pratiche per ottenere solle-
citamente il congedo del Pongileoni dal servizio imperiale, riammettendolo poi
nelle truppe ducali e nominandolo in effetti nel novembre del 1846 sottotenente
banderale nel Battaglione di Linea. Tuttavia il correggese non si mostrò troppo
grato per le opportunità che gli erano state offerte, perché dopo la rivoluzione
del 1848 entrò nelle truppe del governo provvisorio modenese e in seguito
nell’Armata Sarda, dove percorse una carriera non particolarmente brillante,
conclusa col grado di colonnello.
La rivoluzione del 1848 coinvolse in pieno il 32° Fanteria, il cui 1° e 2° bat-
taglione si trovavano di guarnigione negli Stati di Modena e di Parma.
La partenza dei sovrani (Francesco V lasciò la sua capitale il 21 marzo) e la disso-
luzione dei loro governi mise in forte difficoltà le truppe ungheresi di stanza
nei Ducati, che furono costrette a una complicata ritirata su Mantova. In se-
guito il reggimento continuò disciplinatamente a battersi sotto gli ordini del
feldmaresciallo Radetzky, nonostante i fermenti indipendentisti che agitavano
l’Ungheria ed il fatto che il 3° battaglione del 32°, colà stanziato, fosse passato
sotto il controllo del governo magiaro.
Lo spirito combattivo di ufficiali e soldati non doveva tuttavia essere troppo alto, 
almeno a giudicare da quanto avvenne a Governolo il 24 aprile 1848. Qui una colonna austriaca agli ordini
del comandante del reggimento, colonnello Castelliz, il cui nerbo era costituito
da sei compagnie del 32°, fu respinta e volta in fuga da un corpo di inesperti
volontari modenesi, reggiani e mantovani guidati da un ex ufficiale estense, il
maggiore Lodovico Fontana.



Terminata la guerra del 1848–1849 e ristabilita la situazione, Francesco V die-
de nuovo impulso alla pratica di inviare i più promettenti tra i giovani militari
estensi a trascorrere periodi di formazione presso reparti austriaci, in modo da
far loro acquisire “quelle cognizioni e quella pratica che solo una grande […]
armata può dare”.
Tra i reggimenti prescelti per tali stages vi fu naturalmente
anche il 32° Fanteria, presso il quale nell’estate del 1855 fu inviato il sottotenente
di Linea Mamoli, che fu poi richiamato a Modena un paio d’anni dopo.

Il 32° Herzog von Modena fu impiegato anche nel conflitto del 1859, sotto gli
ordini del suo comandante effettivo, colonnello conte Victor zu Alt-Leiningen. Il
reggimento si batté con onore prima a Magenta (4 giugno 1859) e poi a Solferino
(24 giugno), dove si distinse particolarmente il battaglione Granatieri.
Pochi giorni dopo quest’ultima battaglia, ossia il 28 giugno 1859, Francesco
V, che si trovava presso il Quartier Generale austriaco, si recò a visitare i suoi
Ungheresi, trovandoli “in buono stato, benché bivaccasse[ro] da due mesi ed
allora […] senza paglia, e quindi non comodamente, nei ghiajosi campi veronesi;
e di nuovo mi persuasi quanto il morale può sul fisico. L’Ungarese”, proseguiva
con compiaciuto orgoglio il Duca- Inhaber, “è vivo, coraggioso e guerriero, e
trovai che detto reggimento spiccava sugli altri e non gli si vedeva in cera la
battaglia perduta, come, bisogna pur dirlo, si vedeva in gran parte delle altre
truppe. Anch’esso aveva preso però parte ben onorevole all’azione, in cui aveva
perduto sei o sette uffiziali e, se ben mi ricordo, 270 uomini morti e feriti”.

Nella guerra del 1866 il 32° Fanteria, comandato del colonnello Joseph Ko-
pal, non fu invece impegnato sul fronte italiano, ma sul teatro principale delle
operazioni, e cioè in Boemia. Il reggimento combatté duramente a Skalitz, a
Sadowa e, nel corso della successiva ritirata, a Dub, subendo forti perdite,
che ne dimezzarono la forza originaria. In particolare a Sadowa il 32° perse
1.400 uomini tra morti, feriti e dispersi, in massima parte appartenenti al 1°
battaglione, rimasto dopo la battaglia con non più di 150 soldati ed un solo ufficiale.

In queste difficili circostanze Francesco V, ormai da tempo in esilio, fece il
possibile per aiutare i suoi Ungheresi, nei confronti dei quali, come ricorda il
De Volo, fu “Largo […] di assistenza munifica”. Dopo la morte del Duca di Modena nel 1875
la carica di Inhaber del 32°
rimase vacante per diversi anni, finché nel 1888 il governo austriaco decise –
come per altri reggimenti – di intitolare definitivamente il reparto alla Kaiserin und Königin Maria Theresia;
 e con questa denominazione il 32° Fanteria combatté nella I Guerra Mondiale, che segnò come noto la fine del vecchio Impero e delle sue istituzioni militari.
Parimenti proprietario di un reggimento a reclutamento ungherese, ma di
cavalleria, fu sin dal 1793 l’arciduca Ferdinando Carlo d’Austria-Este, nato a
Milano nel 1781, fratello del Duca Francesco IV di Modena e quindi zio di
Francesco V. Si trattava del 3° Ussari, denominato appunto Erzherzog Ferdinand Carl d’Este
, che nel 1819 era sotto il comando effettivo del colonnello Giuseppe Gosztonyi di Gosztony e Köves-Szarv. 
Tra iCadeten del reggimento, che aveva il deposito a Troppau in Slesia, figura all’epoca significativamente un suddito
estense, e cioè il conte Alfonso Mallaguzzy (Malaguzzi) di Reggio. Negli anni Quaranta troviamo poi nei ranghi del
Ferdinand Carl un altro esponente della famiglia Malaguzzi, e cioè il conte Francesco, che nel 1847 era
tenente colonnello del reggimento.
28
25
Ibid.
: 312.
26
A meglio illuminare i rapporti tra l’arciduca Francesco Ferdinando Geminiano e il reggimento
ungherese di cui era proprietario potranno sicuramente valere vari documenti che risultano
conservati presso l’Archivio di Stato di Modena, ma che non sono purtroppo al momento
consultabili in quanto non materialmente reperiti. Si tratta di
Rapporti n.34 del Comando del
Reggimento
[…]
di fanteria austriaco n.32 diretti a Francesco V Proprietario del reggimento stesso.
E diverse altre carte, il tutto in lingua Toscana
, inventariati nel fondo “Segreteria di Gabinetto”
dell’Archivio Austro-Estense (cassetta 657 – nr. 61)
.
Inoltre in appendice all’Archivio Militare
Austro-Estense sono inventariati ruoli e situazioni degli ufficiali del 32° Fanteria per l’anno 1860
(
Inventario di documenti di natura militare pervenuti da Vienna e rinvenuti fra le carte dell’Archivio
della R. Brigata Estense
, nr. 6).
27
Cfr.
Militär-Schematismus des österreichischen Kaiserthums
, Wien, 1819: 304–305.
Zweyter
Inhaber
del reggimento era il conte Adamo Alberto di Neipperg, destinato di lì a poco a divenire,
come noto, il secondo marito della Duchessa Maria Luigia di Parma.
28
Cfr.
Militär-Schematismus des österreichischen Kaiserthumes
, Wien, 1847: 328. Sul conte Fran-
cesco Malaguzzi, entrato in giovane età nell’esercito austriaco ed incaricato da Francesco V nel
1850–1851 di negoziare a Vienna e presso le Corti della Penisola il progetto ducale di Lega fra
gli Stati conservatori italiani, cfr. T. De Volo,
op.cit.
: T. I, pp. 417–418 e p. 417 nota 1.
 
 
 
508
Alberto Menziani
In occasione degli sconvolgimenti del 1848–1849 il 3° Ussari, che non era
dislocato in Italia, passò integralmente al governo ungherese.
29
Dopo la morte dell’arciduca Ferdinando Carlo, avvenuta nel 1850, la carica
di
Inhaber
del 3° fu conferita ad un esponente della famiglia reale bavarese e il
reggimento prese la nuova denominazione di
Prinz Carl von Bayern
.
I rapporti dell’arciduca con l’Ungheria andarono peraltro ben oltre quelli
connessi alla semplice titolarità della carica di colonnello proprietario di un
reggimento di cavalleria magiaro.
Nel 1816 Ferdinando Carlo d’Austria-Este, che sin dalla giovinezza era entra-
to nell’esercito austriaco arrivando poi a conseguire nel 1836 il grado di feld-
maresciallo, fu infatti nominato Comandante Generale del Regno d’Ungheria,
“ove” – come si legge nell’orazione funebre dedicatagli da Cesare Galvani- “le
complicate e non sempre agevoli relazioni fra la Corona e il Paese richiedevano
avvedutezza di prudenza, fermezza di carattere, e sagace perspicacia nel ben
calcolare le circostanze del luogo”.
30
Secondo il Galvani l’arciduca svolse con
generale soddisfazione il suo delicato compito, riuscendo a “condurre a feli-
cissima risoluzione tutti gli avvenimenti i quali ne’sedici anni in cui durava in
quell’incarico si succedettero”.
31
In Ungheria Ferdinando Carlo godeva del resto
di un notevole prestigio personale, ed era inoltre in grado di relazionarsi nel
modo più diretto con i subordinati, le autorità civili e la popolazione in quanto
parlava correntemente la lingua magiara.
In seguito il governo di Vienna incaricò l’arciduca di altre difficili incomben-
ze, affidandogli fra l’altro per qualche anno la carica di Commissario Imperiale
nell’irrequieta Transilvania. “Confessava FERDINANDO esser stata quella la
più ardua e penosa delle sostenute missioni, eppure colla prudente e forte di-
rezion delle cose, senza accorrere ad estreme misure […] ottenne di mantener
l’ordine in quelle altere Provincie, e di troncarvi le rivoltose macchinazioni”.
32
I profondi legami di Ferdinando Carlo d’Austria-Este con l’Ungheria sono
richiamati anche dalla bella statua a lui dedicata che si può tuttora ammirare
a Modena nel vestibolo della cappella funeraria estense in San Vincenzo. Nel-
la scultura, opera del modenese Giovanni Cappelli ed inaugurata nel 1855, il
29
Cfr. M. Zoppi,
op.cit.
: 153.
30
C. Galvani:
Orazione funebre alla memoria dell’Altezza Reale di Ferdinando Carlo Giuseppe
d’Austria-Este
, Modena, 1850: 11.
31
Idem
.
32
C. Galvani,
op.cit.
: 12.
 
 
 
Le relazioni di carattere militare tra la Casa d’Austria-Este e l’Ungheria
509
defunto, fregiato dei distintivi di feldmaresciallo, è infatti raffigurato proprio
nell’“attillata divisa ungherese”.
33
Con le terre ungheresi ebbe a che fare dal punto di vista militare anche un
terzo Austria-Este, e cioè l’arciduca Massimiliano Giuseppe, nato a Milano nel
1782 e pure lui zio del Duca Francesco V.
Nel corso della guerra del 1809, infatti, al giovane Massimiliano fu affidato
il non agevole compito di organizzare l’
insurrectio
, cioè la leva in massa, in
Transilvania, “paese” tra l’altro “non troppo colto a quei giorni”.
34
Quivi “vi
volle l’acuto ingegno dell’Arciduca e la sua forza di volontà per poter vincere
le molte difficoltà che si attraversavano all’esecuzione degli ordini avuti”.
35
La
firma della pace di Schönbrunn pose comunque fine a tale missione.
Massimiliano d’Austria-Este, che occupa un posto di rilievo nella storia mili-
tare del XIX secolo per i suoi studi e le sue realizzazioni nel campo dell’artiglie-
ria e delle fortificazioni,
36
rivestì anche, a partire dal 1855, la carica di colonnello
proprietario del 10°
Feld-Artillerie-Regiment
, formato nel 1854. E proprio al 10°
reggimento, e più precisamente alla decima batteria rigata da 6, fu assegnato,
dopo lo scioglimento della Brigata Estense nel settembre del 1863,
37
il sottote-
nente in 2ª Adamo Donadelli, che da Pest scriveva il 15 dicembre 1863 all’ultimo
comandante delle truppe ducali, Agostino Saccozzi, manifestando il desiderio
“di riscattare” “anche a prezzo della vita” la piccola patria modenese, ormai
inglobata nel Regno d’Italia, “a Colui che fu ed è l’ottimo mio Generale”.
38
All’epoca peraltro la titolarità del 10º reggimento era vacante, in quanto
l’arciduca Massimiliano era morto il 1° giugno del 1863.
Va a questo punto ricordato che i sovrani austro-estensi presero anche al loro
servizio alcuni militari magiari provenienti dall’armata austriaca.
33
T. De Volo,
op.cit.
: T. II, p. 164. La statua, originariamente collocata nella chiesa della Cittadella
di Modena, fu trasportata in San Vincenzo dopo l’Unità.
34
Cenni biografici di S.A.R. Massimiliano Giuseppe d’Austria-Este
, Verona, 1863: 15.
35
Ibid.
36
Cfr. G. Perbellini & L. V. Bozzetto:
Verona La piazzaforte ottocentesca nella cultura europea
,
Verona, 1990: 142–147.
37
Per la Brigata Estense vedasi il
Giornale della Reale Ducale Brigata Estense
, Modena 1977 e
2013 (ristampe anastatiche dell’edizione del 1866).
38
La lettera è conservata presso la Biblioteca Estense di Modena (d’ora in poi BEMo),
Raccolta
Saccozzi
, cassetta 69 B).
 
 
 
510
Alberto Menziani
Uno di essi fu ad esempio Nicola Romay, nato a
Maria Theresienopol
(Sza-
badka), nel
Comitato Bács e’ Bodróg
,
39
e già sergente del reggimento ungherese
Erzherzog Franz Carl
nr.52, il quale nel 1836 entrò appunto nell’esercito ducale
quale sottotenente banderale ed aiutante della Piazza di Reggio. Promosso poi
tenente, nel luglio del 1846 il Romay passò col suo grado nel Battaglione di
Linea, divenendo in seguito capitano, finché nel 1855 fu collocato nella classe
dei pensionati e contestualmente passato a dirigere la casa di forza della Salice-
ta.
40
Dopo lo scioglimento della Brigata Estense nel settembre 1863, il capitano
in disponibilità Nicola Romay risulta definitivamente ammesso
nello stato de’
pensionati dell’I.R. Armata
, dopo avere scelto Padova come luogo di dimora.
41
Un altro caso, assai interessante, è quello di Giovanni Massimiliano Pisztory,
nato nel 1777 da Giovanni e Teresa Martinevich, entrambi di Pest.
42
Il Pisztory, che aveva abbracciato la carriera militare nell’esercito austriaco,
nei primissimi anni Trenta dell’Ottocento era tenente colonnello del più volte
citato 32° Fanteria, che in quell’epoca, come si è visto, fu ripetutamente di stanza
nel Ducato di Modena. Nel 1832 i figli dell’ufficiale, Stefano e Lodovico, furono
ammessi nel prestigioso collegio modenese di San Carlo,
43
e poco tempo dopo,
e cioè il 23 aprile 1833, ottenute da Vienna le necessarie autorizzazioni il Duca
Francesco IV accolse nelle sue truppe, a far tempo dal 1° maggio, Giovanni
Massimiliano Pisztory, promuovendolo colonnello e destinandolo al comando
della Piazza di Modena.
44
Non è dato sapere il motivo preciso per il quale l’Estense mise gli occhi
proprio sul Pisztory, ma si può ragionevolmente ritenere che nei difficili anni
39
Cfr. la lettera del Real Militare Comando Superiore d’Armi della Città e Provincia di Reggio al
Supremo Comando Generale datata 6 giugno 1846, in ASMo, Archivio Militare Austro-Estense,
Atti S.C.G., f.296 (1846/2). Con tale lettera venivano trasmessi i ringraziamenti del Romay per la
sovvenzione di Lit.300 concessagli dal Duca per fare fronte alle spese del viaggio fino alla sua
città natale, che il militare intendeva intraprendere insieme alla moglie fiumana profittando di
un permesso di due mesi.
40
Cfr. il chirografo ducale datato Modena 13 febbraio 1855 in ASMo, R. Segreteria di Gabinetto,
Chirografi Sovrani, f.357 del 1855.
41
Cfr.
Giornale, cit.
: 342–343.
42
Cfr. G. C. Montanari:
Italiani d’Ungheria La Nobile famiglia de Pisztory tra Modena e
Castelvetro
, Modena, 2012: 15.
43
Nel collegio di San Carlo è tuttora conservato un bel ritratto di Stefano Árpád Pisztory.
Giovanni Massimiliano aveva sposato Giuseppina Schuirer (cfr
. ibid.
: 18).
44
Cfr. l’O.d.g. del Supremo Comando Generale del 24 aprile 1833, in ASMo, Archivio Militare
Austro-Estense, OO.dd.gg. del S.C.G. dal 1° gennaio 1833 al 30 giugno 1834.
 
 
 
Le relazioni di carattere militare tra la Casa d’Austria-Este e l’Ungheria
511
successivi alla rivoluzione del 1831 il sovrano cercasse, per un posto delicato
come il comando di Piazza della sua capitale, un uomo esperto, professional-
mente preparato e senza legami con l’ambiente modenese. E il Pisztory, allora
cinquantaseienne, ufficiale superiore di uno dei principali eserciti dell’epoca,
ungherese di nascita, certamente possedeva tutte le qualità desiderate.
45
Il colonnello Pizstory non deluse evidentemente le aspettative ducali, per-
ché fu mantenuto al comando della Piazza di Modena fino al 1846, quando,
ormai quasi settantenne, fu passato a pensione, venendo poi a morte, sempre a
Modena, diversi anni dopo, e cioè il 23 gennaio 1859.
La famiglia si era nel frattempo radicata nel Modenese, dove si estinse intorno
alla metà del secolo scorso.
46
Accanto ai militari magiari passati nelle truppe estensi, nel XIX secolo vi fu
anche un certo numero di militari provenienti dallo Stato di Modena che, all’op-
posto, entrarono in reggimenti dell’esercito austriaco di reclutamento unghere-
se o comunque di guarnigione in Ungheria, anche a seguito dello scioglimento
della Brigata Estense nel settembre 1863, che vide il passaggio nell’armata o
alla pensione imperiale di pressoché tutti gli ufficiali nonché di un migliaio di
soldati della Brigata stessa.
47
Oltre ai conti Alfonso e Francesco Malaguzzi nonché al sottotenente Adamo
Donadelli, di cui già si è parlato, possiamo ad esempio ricordare il caso del
sottotenente in 1ª conte Giuseppe Giacobazzi, già addetto allo Stato Maggiore
Estense, che appunto sul finire del 1863 fu ammesso con lo stesso grado in un
reggimento di Ussari.
48
Una lettera indirizzata dal
Lieutnant
Giacobazzi al generale Saccozzi, datata
Wessely (Veselì) 13 novembre 1863, fornisce un’interessante testimonianza sui
primi giorni di servizio dell’ufficiale nell’esercito austriaco.
“Partito da Bassano il giorno 29 [ottobre]”, si legge nella missiva, “fui a Vien-
na nel 31 e quivi mi trattenni per quattro giorni onde equipaggiarmi. A Vien-
45
Cfr. G. C. Montanari,
op.cit.
: p.15.
46
Cfr. G. C. Montanari,
op.cit.
Stefano Pisztory (1822–1895), che aveva sposato nel 1856 la
marchesina Maria Teresa Montecuccoli degli Erri, dopo la caduta del Ducato si allontanò per
diversi anni da Modena per i suoi orientamenti legittimisti. Nel 1864 lo troviamo tra i beneficiari
di un sussidio di 1000 fiorini erogato da Francesco V a numerosi individui a lui rimasti fedeli;
al Pisztory ne toccarono 100 (cfr. lo
Stato dei sussidj accordati ad Ufficiali pensionati e Truppa
coi fiorini 1000 in Banconote concessi a tale effetto dalla beneficenza Sovrana
, in BEMo,
Raccolta
Saccozzi
, cassetta 73 A).
47
Cfr.
Giornale, cit.
: 346.
48
Cfr.
Giornale, cit.
: 334–335.
 
 
 
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na vidi il Capitano Pellegrini del Reggimento Grueber che veniva da Verona
ed andava al Deposito del Reggimento in Ollmütz. Dal giorno 5 mi ritrovo a
Wesselÿ, piccola città della Moravia distante […] tre ore di ferrovia da Vienna
[…] Lunedì incomincia l’Equitazione di Reggimento e io sono occupato tutto il
giorno per le istruzioni, e la sera studierò da me in casa poiché debbo imparare
l’ungherese. Sono già vestito in uniforme ungherese e con domani ho terminato
le visite di presentazione agli Ufficiali del Reggimento […] Io sono presso il
5° Squadrone che si trova di stazione in Gödny, ma per tutto l’inverno sono
distaccato a Wessely presso l’Equitazione”.
49
Giuseppe Giacobazzi dovette comunque ambientarsi bene nel nuovo am-
biente, perché già nel 1864 risulta
Oberlieutenant
(tenente) del 12° Ussari
Graf
Franz Haller
, con la qualifica di Aiutante del Reggimento. All’epoca militava
peraltro nel 12° anche un altro Giacobazzi, e cioè il conte Antonio, col grado di
Rittmeister
(capitano) di seconda classe.
50
49
La lettera è conservata in BEMo,
Raccolta Saccozzi
, cassetta 69 B).
50
Cfr.
Militär-Schematismus des österreichischen Kaiserthumes
, Wien, 1864: 401–402. Nel 1859 il
conte Antonio Giacobazzi era tenente, sempre del 12° Ussari: cfr. F. V d’Austria-Este,
op.cit.
: 102.